Come appare la vita passata e presente quando si superano gli ottant’anni? Come si vive quell’usura implacabilmente progressiva che chiamiamo invecchiamento? E’ possibile guardare alla morte marcata dai segni inquietanti del tempo? Esiste uno strumento per batterla, per sconfiggere l’oblio a cui si è destinati? L’arte rende “immortali”?
Sono questi gli interrogativi, brucianti ed estremi, che si pongono quindici artisti italiani, tutti eccellenze, in diversi campi espressivi, del secolo trascorso. Tra silenzi, imbarazzi, frasi mai dette e taciute, gli intervistati raccontano sé stessi nell’ottica dello scorrere del tempo.
Nel documentario non ho voluto raccogliere biografie, ricostruisce storie o aneddoti, non ho fatto uso di materiale di repertorio per celebrare queste grandi personalità. I quindici personaggi sono catturati nel loro presente, quando a volte, le speranze passate si mutano in ricordi e i progetti in rimpianti. Un presente in precario equilibrio tra un massimo passato e un minimo futuro.
Le interviste si trasformano in testimonianze di vita, intense e sincere.
La scelta è stata estrema: nessuna copertura oltre la camera a mano che ruba i singoli tratti delle diverse personalità. Il racconto è costruito sulle parole dette, sui silenzi, sugli sguardi che in un montaggio “a domino” si intrecciano, rimbalzano, si rispondono, a tratti provocano. Le testimonianze diventano così una piccola folla dialogante e interattiva.
Gli intervistati vivono nella – e parlano della – vecchiaia, il momento in cui l’uomo è spinto indietro dalla forza retrograda dei ricordi e attirato in senso inverso dalla corrente dell’avvenire che tende al nulla o all’immortalità sotto forma di Arte.